Con Elena in Sri Lanka sui sentieri del tè
Questo che voglio condividere con voi è un post-regalo scritto dalla mia amica viaggiatrice @ElenaNebiolo. Sono davvero felice di ospitarla sul mio blog per parlare di due passioni che abbiamo in comune: viaggiare ed il tè. Buona Lettura.
Nel viaggio che ho fatto in Sri Lanka c’è una zona che, più di altre, mi ha affascinata: la Hill Country, ovvero quella parte di territorio dell’isola in cui sorgono le piantagioni di tè. Stiamo parlando delle terre che danno vita alle piante dell’originale tè Ceylon, considerato tra i tè più pregiati nel paese. Lo Sri Lanka si pone infatti in terza posizione, dopo Cina e India, in quanto paese produttore, ma primo a livello mondiale per quanto riguarda le esportazioni.
Le motivazioni per cui mi sono fermata in questa zone due giorni ma, avendo più tempo a disposizione, avrei prolungato volentieri il mio soggiorno, risiedono sia nella bellezza immensa di queste terre, sia in tutto ciò che qui si può apprendere sulla produzione di questa bevanda ch noi tutti consumiamo ogni giorno e per la quale io ho una vera passione.
Vado però con ordine, partendo da quelle che sono state le origini della coltivazione dell’arbusto da cui si ricavano le preziose foglioline di tè in Sri Lanka. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, questa produzione è relativamente recente perché risale al 1870, anno in cui un parassita distrusse tutte le piante di caffè. Fu quindi per un caso fortuito che il tè prese il posto del caffè e l’idea fu di uno scozzese proprietario terriero, James Taylor, che per primo piantò gli arbusti del tè in meno di 8 acri di terra. Il suo esempio fu seguito da molti altri anche perché le colline di quest’isola si dimostrarono un ambiente perfetto per queste piante e il tè prodotto si capì molto presto che era di ottima qualità. Nel 1890, un signore che porta il nome di Sir Thomas Lipton, acquistò alcune piantagioni in Sri Lanka dando così vita a quella che oggi è la più grande azienda produttrice di tè al mondo.
Oggi queste verdi colline che si snodano tra Dambulla, Kandy e Nuwara Eliya, ospitano tantissime aziende produttrici nelle quali è anche possibile organizzare una visita guidata al fine di poter osservare dal vivo tutti quelli che sono i passaggi che stanno tra la raccolta delle verdi foglie e il tè che abbiamo nei nostri scaffali. Le foglie vengono raccolte quasi esclusivamente da donne, per lo più di etnia tamil. Una volta raccolte vengono fatte seccare tramite ventilazione naturale o indotta. C’è poi la fase della fermentazione ottenuta con macchinari appositi e quella dell’ossidazione, ovvero quella che fa perdere loro il colore verde a discapito di una tonalità più ramata. Quello che ho appena descritto è il processo produttivo che si riferisce al tè nero. Se si parla di tè verde, per esempio, le cose cambiano perché, in questo caso, le foglie non subiscono nessuna fermentazione. La vera scoperta per me è stata quella relativa al tè bianco che io non avevo mai degustato prima: considerato una sorta di “champagne del tè”, esso viene ottenuto dalle prime foglioline all’apice del fusto, e proprio per questo ne vengono prodotte quantità ridotte rispetto a quello nero. I costi del tè bianco in Europa spesso sono proibitivi, ma sembra che, oltre al delicato aroma, questo tè abbia proprietà antiossidanti e disintossicanti superiori agli altri tipi di tè. Io ammetto che ne vado matta e che la mia scorta sta esaurendo molto rapidamente.
Ora che qualcosa vi ho raccontato, non mi resta che svelarvi quali sono le due immagini che ho impresse in modo indelebile: il panorama sulle lussureggianti e magnetiche colline che potevo gustarmi dalla finestra della mia stanza dell’hotel di Nuwara Eliya e il sentiero che ho percorso attraverso le piantagioni che mi ha permesso di osservare molto da vicino le donne alle prese con la raccolta. A mio parere un viaggio in Sri Lanka varrebbe la pena anche solo per questi due momenti!
Elena Nebiolo