Un viaggio con Woody Allen, alla scoperta delle città set dei suoi film con la nuova rubrica CAT.

Nel linguaggio informatico l’acronimo CAT viene utilizzato per indicare i software di traduzione assistista, dei programmi di supporto che servono a velocizzare il processo traduttivo. Allo stesso modo, la rubrica CAT intende affiancare il lettore nella scoperta di culture, esperienze e atmosfere diverse, attraverso l’arte, il cinema e la musica, accordati secondo il fil rouge del viaggio.

C come città.

Woody Allen CATTutti dicono: Hey Woody, I love you!

Alzi la mano chi nella prossima vita vuol essere insieme: regista, attore, sceneggiatore, scrittore, commediografo, umorista, compositore e clarinettista. Senza troppe pretese o pindarici voli, vi si materializzerà di fronte il volto di Woody Allen che in un guizzo di spontaneo stupore sembra chiedere: “State parlando di me?” Sì. E per parlare di lui e della sua filmografia scegliere una prospettiva soltanto potrebbe essere senz’altro più ragionevole che pretendere di inglobarne infinite e psichedeliche. Forse una suggestiva e interessante potrebbe essere quella del viaggio: nelle sinapsi, tra i continenti, nelle città, a volte persino attraverso le epoche. E qualsiasi viaggio non può prescindere dalle origini.

 

La terriWoody Allen CAT C cittàbilmente amata New York, set cinematografico di molti dei suoi capolavori ma soprattutto luogo dell’anima, sintetizzata dall’eloquente “era la sua città e lo sarebbe sempre stata” nella scena iniziale di Manhattan, quella forse persino idolatrata e mitizzata, quella in bianco e nero eppure sfavillante in cui sembrano esistere più di dieci motivi per cui valga la pena vivere, quella in cui il viso di Tracy appare persino più bello.

La New York di Gershwin e delle grandi speranze, quella deturpata dalla ‘società desensibilizzata’ e dalle distorsioni mediatiche, quella che l’altolocata Jasmine (Cate Blanchett) abbandona per San Francisco, in una nevrotica discesa all’interno di sé. La New York che il cinema non deve abbandonare, come ha lasciato intendere il regista durante la sua unica apparizione alla notte degli Oscar nel 2002, quando presenta ‘Love letter to New York in the movies’, un montaggio di clip sulla città che ha tutta l’aria di essere una dichiarazione d’amore in semplice (e grande) stile, alla luce degli eventi che l’avevano brutalmente colpita l’anno precedente.

Il regista poi  ambienta uno degli episodi di Tutto quello che avreste voluto sapere sul sesso (ma non avete mai osato chiedere) nell’Italia anni 70 di Gino e Faustina, persino recitando in italiano nella versione originale della pellicola.

Il tributo al cinema di Fellini e Antonioni è solo una delle testimonianze dell’amore del regista per il nostro Paese: To Rome with love offre uno spaccato forse un po’ stereotipato ma esteticamente apprezzabile della capitale, che in un’intervista Allen definisce persino ‘esotica’, ‘qualcosa che non hai mai visto prima’. E se è vero che a colpirlo sono le immagini, i dettagli, i colori di un tempo particolarmente malinconico, non c’è da stupirsi che abbia trovato nella laguna di Venezia il luogo esatto per le proprie radici emozionali, il terreno mentale su cui erigere una casa che non crolla. Non solo sceglie Palazzo Cavalli-Franchetti per le nozze con Soon-Yi Previn ma contribuisce economicamente alla ricostruzione del Gran Teatro La Fenice distrutto dall’incendio del ‘96.

È lo stesso slancio con cui mette mano a uno di quei gioielli di rara manifattura in cui il set è ancora una volta molto più che uno sfondo funzionale, o uno spazio da riempire.

Woody Allen CAT C cittàMidnight in Paris piace perché Woody ha l’occasione di riunire nella sua città del cuore i suoi scrittori del cuore, i musicisti, i pittori che ama, le epoche che lo affascinano, l’atmosfera nostalgica di una Parigi che si trasforma, che libera i profumi e le luci notturne dei lampioni a gas; la Parigi che merita l’esaltante contaminazione di Hemingway e Dalí, Fizgerald e Man Ray, l’insolenza di Picasso, le note di Cole Porter.

A mezzanotte, a Parigi, può succedere di tutto perché così ha deciso il regista, che svuota il suo cassetto di desideri disordinati e lascia che ciascuno prenda il proprio posto, esattamente come Gil (Owen Wilson) al mercato delle pulci. La voce del protagonista che narra il suo incanto per Parigi sotto la pioggia, l’incapacità di credere che si possa scegliere di vivere in un posto diverso da questo è quindi facilmente sovrapponibile a quella dell’uomo Woody il quale, a distanza di soli tre anni da questo poliedrico esperimento, sceglie nuovamente la Francia, quella del Sud, per Magic in the Moonlight.

La tappa a Barcellona, che prende forma e colore dalle vite complicate di Vicky, Cristina e Juan Antonio è, ancora una volta, ghiotta occasione per parlare di arte – il protagonista è un pittore, la moglie un’artista isterica e tra un viaggio a Oviedo e l’altro ben si distinguono i tratti tortuosi dell’arte di Gaudí.

Woody Allen CAT C CittàMa le contaminazioni, quelle vere, avvengono a Londra e nei dettagli. In una delle primissime scene di Match Point, Chris Wilton (Jonathan Rhys-Meyers) sta leggendo Delitto e Castigo e gli amanti del capolavoro dostoevskiano non potranno fare a meno di notare l’evoluzione del protagonista le cui turbe sono esattamente quelle di Raskol’nikov, con la differenza che non siamo a San Pietroburgo ma tra le strade di una metropoli occidentalissima in cui, con un bel colpo di fortuna, ce la si cava a suon di provvisori sensi di colpa ed evitando i lavori forzati. È la Londra di Scoop, di Sogni e delitti, degli inevitabili intrecci di Incontrerai l’uomo dei tuoi sogni, quella nuda e complessa in cui qualcuno muore, qualcun altro uccide e i rapporti cambiano.

Così, at the end of the day, che ridano, si sposino, si divertano, che ingannino, si innamorino di improbabili partner, che arrivino ad amarli, a ‘stramarli’, a lasciarli, che vengano dal passato o vivano con disagio il presente, i protagonisti dei film di Woody Allen si inseriscono in microcosmi concreti, in realtà che non sono pretesti per parlare di qualcosa, ma che sono esse stesse qualcosa, in città che rilasciano ossigeno trattenendo l’anidride carbonica dei vizi e delle virtù dell’uomo, in un processo eterno, forse ineluttabile.

E che, d’altra parte, basta che funzioni.

R. Mannarella