Ovidio in mostra a Roma: tutto quello che devi sapere prima di vedere questa bellissima mostra

Canto le forme dei corpi che presero nuova figura.

Le metamorfosi di Ovidio in mostra a Roma

 

«Oh, non ci tengo molto alla statura» rispose prontamente Alice; «è solo che non mi fa piacere continuare a cambiare così spesso, capisce?»

 

La povera protagonista di Alice nel Paese delle Meraviglie di Lewis Carrol risponde così al Brucaliffo indispettito che le chiede di che statura vorrebbe essere. Il problema, risponde lei, non è relativo alla statura in sé, quanto piuttosto a quei cambiamenti continui che riguardano la sua persona e alle quali lei non è abituata. Dopotutto, i cambiamenti più difficili da accettare sono proprio quelli che riguardano noi stessi.

Trasformazioni, mutamenti, in altre parole: metamorfosi. La parola deriva dal greco metà (invece, altrimenti) e morphè (forma), assumendo il significato letterale di oltre la forma. La metamorfosi indica un cambiamento di stato, il passaggio da una condizione ad un’altra, la trasfigurazione di un soggetto in altro da sé.

 

Le metamorfosi di Ovidio

 

Il tema delle metamorfosi, da sempre oggetto di interesse da parte di artisti ed intellettuali, trova organica raccolta nel testo del poeta latino Publio Ovidio Nasone (Sulmona, 20 marzo 43 a.C. – Tomi, 17 o 18 a.C.). Vissuto sotto il governo dell’imperatore Augusto, Ovidio farà parte di quella cerchia di letterati chiamati da Mecenate per cantare la gloria dell’impero romano e del suo popolo ma aperti scontri con Augusto causeranno il suo esilio in una terra aspra e selvaggia, a lui del tutto estranea.

Nonostante la causa dell’esilio sia ancora oggi piuttosto dibattuta, è durante il periodo lontano da Roma che il poeta concepisce la sua opera principale: Le Metamorfosi, un corposo volume che racconta gli amori degli dei e le trasformazioni a cui essi si sottopongono per sedurre i mortali. Non solo, all’interno del libro vengono narrati anche i casi in cui gli uomini sono trasformati in piante, animali, costellazioni, alberi o fiumi come premio per il loro comportamento integro o, all’opposto, come punizione per troppo orgoglio.

L’eredità e l’importanza di Ovidio nei secoli sono i temi portanti della mostra Ovidio. Amori, miti e altre storie, allestita presso le Scuderie del Quirinale a Roma fino al 20 gennaio.

L’esposizione si propone di trattare le modalità con cui, nel corso del tempo, gli uomini si sono approcciati ai racconti ovidiani raccogliendo oltre 200 opere tra sculture, affreschi, libri medievali e dipinti dell’età moderna. Dopo una prima parte che vuole inquadrare l’autore e il periodo storico – sociale in cui vive, la seconda sezione mostra alcuni tra i miti più celebri dell’autore e la loro fortuna: Narciso, il bellissimo giovane che si innamorò di se stesso vedendo la propria immagine riflessa in una fonte; Arianna, la fanciulla abbandonata da Teseo; Icaro, il fanciullo che osò volare troppo vicino al sole e molti altri

Con un allestimento chiaro e pulito, ricco e articolato, il visitatore viene accompagnato in un percorso che dall’età romana lo conduce fino ai giorni nostri, un viaggio nella storia individuale e collettiva che permette di recuperare soggetti, personaggi e storie facenti parte della nostra identità.

 

Ovidio. Amori, miti e altre storie

dal 17 ottobre 2018 al 20 gennaio 2019

Scuderie del Quirinale

Via XXIV Maggio 16 – Roma

 

Aperta da domenica a giovedì dalle 10.00 alle 20.00

Venerdì e sabato dalle 10.00 alle 22.30

(Ingresso consentito fino ad un’ora prima della chiusura)

Ecco prezzi per Ovidio in mostra a Roma

Intero € 15,00

Ridotto € 13,00

 

Verdi fronde e torpide radici: Apollo e Dafne di Bernini

 

Dopo essere usciti dalle Scuderie del Quirinale, una passeggiata di circa quaranta minuti vi porterà sul Pincio, in cui potrete riposarvi in uno dei parchi più grandi e belli di Roma: quello di Villa Borghese. Al suo interno, nascosta tra alberi, laghetti e viali, potrete trovare anche la villa del cardinale Scipione Borghese con all’interno l’omonima galleria, scrigno prezioso di tesori inestimabili. La villa venne costruita nel 1607 per ospitare i capolavori che il cardinale, nipote dell’allora papa Paolo V, andava comprando e commissionando agli artisti di tutta Europa. Nelle sue sale splendidamente affrescate si possono ammirare opere della statuaria antica ma anche quadri di Tiziano, Correggio, Raffaello, Caravaggio, Annibale Carracci, Botticelli e Veronese, statue di Bernini e Canova.

Nella Sala III, chiamata per l’appunto Sala di Apollo e Dafne, è custodito il gruppo scultoreo di Bernini che da il nome all’intero ambiente. L’episodio è tratto sempre dalle Metamorfosi di Ovidio: il dio Apollo, innamoratosi della ninfa Dafne, la insegue disperatamente nel tentativo di cantarle il suo amore, ma ella fugge spaventata chiedendo aiuto al padre (il dio-fiume Peneo) di trasformarla in qualcosa che possa salvarla dal suo assalitore. Presto detto: i capelli di Dafne si mutano in foglie, i piedi si saldano al suolo diventano radici e le braccia levate al cielo vengono ben presto circondate da una scorza dura e rugosa. Quello che Apollo sta abbracciando non è più una donna, bensì un albero di alloro. Da quel momento, il dio decreta che l’alloro diventerà a lui sacro e che dovrà cingere per sempre il capo di artisti, poeti e letterati, rendendolo sempreverde senza dover mai invecchiare.

La statua di Gian Lorenzo Bernini è una traduzione visiva di quanto narrato da Ovidio: il marmo sembra perdere la candida freddezza della pietra per diventare ora corteccia, ora foglia mossa dal vento. Lo sguardo di terrore della ninfa prelude alla trasformazione già in atto, cui nemmeno il divino Apollo può opporsi. La corsa dei due personaggi sembra staccarsi dal piedistallo su cui sono saldamente fissati per continuare tra le stanze della villa e poi ancora più fuori, tra i viali alberati del parco.

Potenza della carne, trasfigurata dal marmo, che a sua volta evolve in linfa vegetale: è qui una delle capacità più grandi di Bernini, la sua resa dei materiali, la fisicità tattile. Il dono di mutare, come Ovidio, come Apollo, come Dafne, il marmo in qualcosa di nuovo e diverso.

 

Metamorfosi, quindi: oltre la forma. Cambiare noi stessi per diventare qualcosa di nuovo, diverso e, forse, migliore (quanto mai azzeccato se, in questo gennaio 2019, si presta attenzione al detto “anno nuovo, vita nuova”).

Ritornare all’antico per ritrovare, in quei miti e quelle storie, una parte di noi. Per riscoprirci più umani.

 

Galleria Borghese

Piazzale Scipione Borghese, 5 – Roma

 

Aperta dal martedì alla domenica

Dalle 9.00 alle 19.00 (ultimo ingresso alle ore 17.00)

Il giovedì sera il museo è aperto dalle 19.00 alle 21.00

 

Turni di visita di due ore consentito per una capienza massima di 360 persone per Ovidio in mostra a Roma.

 

Intero € 15,00

Ridotto € 8,50

 

Luca Barbieri

Sognatore dal 1994. Lettore instancabile, viaggiatore appassionato, ricercatore bellezza. Laureato all’accademia di belle arti di Bologna nella speranza di condividere la sua passione per l’arte con chiunque abbia voglia di ascoltarlo. IG Luca Barbieri