Sulle note e sui passi dei Beatles: Liverpool
Chi viaggia per periodi lunghi sa che prima o poi arriverà un momento in cui sentirà nostalgia di casa.
Potrebbe essere la mancanza dei piatti preparati dalla mamma, delle risate con i propri amici o come succede spesso a me, nostalgia del cuscino di casa. Chi non si è lamentato perché era troppo alto o troppo basso, troppo soffice o troppo duro? Io penso però che il momento impagabile sia quello del rientro nella propria stanza e il contatto dopo mesi con il proprio letto-cuscino.
Nel mio soggiorno British lo scorso anno non ho avuto molto tempo ed occasioni per pensare a casa e sinceramente stavo vivendo una delle esperienza più belle della mia vita che non mi facevano rimpiangere la vita della provincia del sud Italia. In una sola città ho sentito il magone in gola e la voglia di rivedere le persone che avevo lasciato da un po’: Liverpool.
In questo post cercherò di spiegare perché una città così eclettica sia riuscita a lasciarmi un velo di tristezza e riflessione.
Il ritmo frenetico della città sembrava fermarsi per alcuni istanti e le persone quasi si muovevano a ritmo di musica. Una musica conosciuta da tutti che quasi cadenzava i passi della gente per strada ed il loro gesticolare nei pub e solo dopo qualche minuto in cui hai osservato questa stranezza ti rendi conto che anche la tua gamba si sta muovendo a ritmo di “Hey Jude”.
Puoi percepire la loro presenza ovunque. Sono nel pub dove vai a bere la birra la sera, sono nel negozio di souvenir dove acquisti quaderni e spille con le loro frasi. Quando ti fermi a mangiare un toast e a chiacchierare con un’amica, devi alzare la voce perché sicuramente ci sarà qualcuno che starà canticchiando una loro canzone nella panchina accanto a te nel parco.
Dalle frequenti statue in loro memoria, puoi capire che Liverpool può essere paragonata ad una delle fan più scalmanate che era in prima linea ai loro concerti, rischiando l’asfissia per la calca.
Tutto ricorda loro in un andirivieni di personaggi fantastici e reali che si mischiano e popolano luoghi ormai celebri perché sfondo delle loro canzoni.
Ecco vedi apparire di fronte a te l’insegna del barbiere di Penny Lane occupato a rasare i banchieri nelle pause, mentre all’angolo senti le voci di due ragazzini John e Paul mentre intonano motivetti alla fermata dell’autobus ammiccando all’infermiera con il vassoio pieno di papaveri.
Questa è Liverpool: il luogo dove non capisce se sei sul set di un
video musicale oppure se il tempo si è fermato ai mitici anni 70 dove era protagonista indiscussa delle scene musicali mondiali.
Ti sembra assurdo fare la coda per una birra al “the Cavern”, lo stesso bar che ha visto esordire la band, e fare amicizia con qualche fanatico venuto a sentire un po’ di buona musica LIVE.
Mi piacerebbe concludere con un’immagine fissa nella mia mente. Nel mitico museo dedicato ai Beatles
alla fine della dettagliata ricostruzione della vita della band inglese c’è una stanza bianca, vuota, ma con una grande scritta: YOU MAY SAY I’M A DREAMER, but i’m not the only one.
“Impariamo a vivere in un mondo da sognatori, e a quelli che ci additano come tali rispondiamo: voi siete solo dei sognatori ad occhi aperti inconsapevoli di esserlo: pensate sia una colpa?”
Questo penso sia il pensiero migliore con il quale concludere questo post.
#SpezioConsiglia
– Se siete nei paraggi visitate “The Beatles Story”, un’attrazione turistica davvero unica che vi porterà in un viaggio illuminante ed atmosferico nella vita, nella cultura e nella musica dei Beatles. (Per info visitate il sito www.beatlesstory.com Ticket di ingresso: 6 sterline, 12,95 o 15,95 per adulto a seconda del tipo di visita che si sceglie, riduzioni per gruppi e bambini).
– Per un’ottima birra e buona musica LIVE vi consiglio “The Cavern Club” (www.cavernclub.org), il pub più famoso al mondo dove respirerete l’atmosfera delle prime esibizioni dei Beatles.
*Spezio*