Nella natura selvaggia dell’Irlanda: Cliffs of Moher
Quando si decide di fare un viaggio, si è mossi da svariate motivazioni. C’è il viaggio di rinascita dopo un periodo buio della nostra vita, c’è il viaggio di puro divertimento dopo un periodo di stress lavorativo o di studio, e ci sono quei viaggi ai quali sei particolarmente affezionato e che ti fanno venire un sorriso sulle labbra quando ne parli.
Io sono particolarmente legato all’Irlanda, non per un motivo in particolare, ma perchè è stato il primo viaggio di tre settimane fatto solo, senza genitori, con gli amici. L’intento principale era potenziare l’inglese, la realizzazione prevedeva solo tanto DIVERTIMENTO.
Sorrido pensando alla prima volta che ti trovi all’estero e devi affrontare il gap dei tuoi 15 anni, che in realtà si rivelano la marcia in più del tuo soggiorno. I grandi problemi per te diventano: come falsificare l’età anagrafica per entrare in un pub o acquistare una Guinnes, come risolvere l’intoppo del bancomat che non riconosce la tua carta e quindi sei senza soldi e come evitare le noiose visite guidate quando hai il più grande parco acquatico che ti aspetta.
In realtà quello che realmente è riuscito ad attirare l’attenzione di un adolescente non è stata la verde capitale, ma uno spettacolo naturale che si trova sulla costa ovest dell’isola: le famose Cliffs of Moher.
La sensazione che provi quando arrivi lì vicino è di puro potere. Sei tu, solo con la forza dei tuoi 15 anni su una scogliera A STRAPIOMBO. Questa diventa la proiezione del tuo spirito: sono qui per conquistare il mondo. Niente mi fa paura. Mi sento il più potente di tutti.
Poi però decidi di allontanarti dal gruppo e dai a tutto un altro valore. Ti senti solo un uomo errante impotente difronte allo spettacolo della natura. Vorresti arrampicarti fino alla cima più alta non per dimostrare la tua forza, ma per poter assaporare a pieni polmoni la magia di quel posto. Ti senti inebriato dall’odore del muschio bagnato, dall’infrangersi violento delle onde del mare sulla dura roccia e dal rumore di passi solitari. Ti volti, ma non vedi nessuno. La nebbia ti avvolge bloccandoti la vista e lasciandoti indifeso. Non sai cosa aspettarti. Forse un altro turista alla ricerca di paesaggi mozzafiato o forse un reporter di qualche testata online intento a cercare materiale per un reportage.
In realtà vedi un signore di età media, con uno zaino in spalla ed una borraccia in mano. Il suo incedere non è affaticato, il suo colore di pelle è roseo e non arrossato come il tuo. Si ferma, abbozza un sorriso e si siede su di un masso che sembrava essere lì ad aspettarlo. Incuriosito mi avvicino e timidamente domando: “Prima volta qui? “Non ottengo risposta. Il suo dito indica una pietra molto vicina e con voce rauca, ma rilassante dice: “Chiudi gli occhi e siediti”. Senza indugio eseguo quei semplici comandi senza capire il perché. Sento solo le sue parole ” Ogni giorno alle 5 pm, dopo aver sorseggiato una calda tazza di early grey, vengo qui. Non c’è un motivo valido, so solo che passare una mezzora su queste rocce mi aiuta.” Non capivo cosa volesse da me, ma quel silenzio e quei rumori mi tenevano immobili.
“Quando ti ho visto ho subito capito che c’era qualcosa di diverso dagli altri turisti, i tuoi occhi guardavano tutto con avidità e sembravano mai sazi di questi scogli e dell’infrangersi delle onde del mare.Per questo motivo ho deciso di fermarmi a parlare e raccontarti questa leggenda. Si dice che ogni volta che ci si ferma qui bisogna avere sempre con sé una pietra raccolta in qualche posto e ben conservata. Solo quando si arriva in questo che è il punto più alto ci si può affacciare e lasciarla scivolare pian piano lungo la scogliera. La pietra diventa proiezione di tutti i tuoi problemi e di tutte le tue paure e lasciandola cadere dolcemente riesci a liberarti della negatività che hai dentro. Così aprì gli occhi e vidi la sua mano tesa verso la mia ed una bianca pietra appuntita scivolare sul palmo della mia mano. Istintivamente mi alzai, mi avvicinai al dirupo e lascia volteggiare la pietra fino a che il suo biancore non si confuse con la schiuma del mare.
La nebbia spari, e non vidi più il timido omone. Lo cercai con gli occhi, ma nella direzione dove l’avevo visto arrivare per la prima volta vidi solo un suonatore di arpa. Mi lascia accompagnare da quella dolce melodia finché una voce che conoscevo molto bene irruppe bruscamente in quella quiete: “Oh, ti vuoi muovere, il pullman adesso ci lascia a terra e col cavolo che rimango qui”.
Quella che sembrava la normalità era tornata, le risate degli amici, i cori nel pullman, il ricordo di quell’incontro però mi lasciava con un sorriso sul volto e mettendo le mani in tasca trovai un biglietto con su scritto: Questa devi conservarla per la prossima volta, quando ti ritroverai solo su di una scogliera. Non perdere mai la curiosità del tuo sguardo.
Conservo ancora oggi quella pietra aspettando il posto giusto per potermi liberare di tutte le preoccupazioni e la negatività.